È ancora possibile, nel 2022, dopo la pandemia?
La pandemia, lo sappiamo, ha messo in crisi i rapporti e le interazioni sociali tradizionali, ma Internet e la tecnologia in generale si sono rivelati dei veri salvavita. Strumenti essenziali, hanno garantito non solo una sorta di uscita virtuale dall’isolamento forzato e una seppur stranissima socialità e convivialità a cui, alla fine, ci siamo abituati, ma anche la ripresa delle attività lavorative.
Neanche a dirlo, l’uso della tecnologia e dei social network è schizzato alle stelle, negli ultimi due anni: Pinterest, per esempio, ha raggiunto picchi di engagement globale mai toccati dall’inizio del 2020, arrivando a 400 milioni di utenti attivi in tutto il mondo e a 19 milioni di visitatori mensili in Italia (fonte Audiweb).
Eppure, anche se siamo tutti grati al digitale, c’è chi ha un estremo bisogno di “disintossicarsi dal web”, perché si sa, le dipendenze non sono mai dei buoni alleati. Si parla spesso di “digital detox” e ancor di più se ne parla da quando è uscito il docu-film di Netflix intitolato The Social Dilemma, che ci ha mostrato il lato oscuro dei social media.
Che cosa significa “digital detox”?
Esattamente come un vero e proprio detox alimentare, il digital detox può aiutare a disintossicarsi dall’utilizzo compulsivo della tecnologia per ritrovare la serenità mentale e riprendere il pieno controllo della propria vita. Con digital detox si intende il distacco volontario per un periodo di tempo da smartphone, tablet, PC e altri device simili, così come dagli ambienti digitali quali i social network.
Tendenzialmente, questa pratica ha l’obiettivo di rivedere e rendere più sano il nostro rapporto con la tecnologia.
Vi sono almeno due approcci distinti al digital detox: uno, filoamericano, lo definisce come «la disconnessione forzata da tutti gli smartphone, i device o dalla strumentazione digitale per un paio di giorni o poco più»; l’altro, più mediterraneo, lo fa consistere invece in una sorta di pausa di riflessione finalizzata a capire come poter sfruttare in maniera corretta il digitale e i suoi strumenti.
Entrambe le visioni partono dall’assunto che disintossicarsi da Internet o dal cellulare è un’esigenza avvertita sempre più di frequente come conseguenza diretta delle proprie cattive abitudini digitali.
Ignoranza 2.0 e cattive abitudini
Alcuni studi ci assicurano che in media, senza che ce ne accorgiamo, controlliamo il telefono circa 2600 volte al giorno (e gli utenti strong arrivano anche a 5400 volte al giorno); oppure che abbiamo già controllato lo smartphone entro cinque minuti dal risveglio, alla ricerca di notifiche email e via dicendo. Un giovane su due, nella fascia 18-24 anni, si alzerebbe addirittura in piena notte per farlo e tra adolescenti e preadolescenti sarebbe ancora più frequente il vamping, ossia ritrovarsi a passare l’intera notte svegli e attaccati a smartphone e tablet. Comportamenti e abitudini come questi sono chiari sintomi di una vera e propria dipendenza da Internet e da tecnologia.
Nomofobia e fomo sono altri termini che ormai conosciamo bene, e che si riferiscono a quella “paura di perdersi qualcosa” che in molti provano quando sono lontani dallo schermo del proprio PC o del proprio smartphone. E ancora più integrata è la posizione di chi considera l’aver fatto di device come smartphone, tablet o wearable delle estensioni dei sensi e degli arti umani, una naturale conseguenza di una vita onlife, senza più alcuna distinzione netta tra quello che succede online e quello che succede offline.
Gli effetti della tecnologia e soprattutto dei social media sul benessere mentale, fisico, relazionale degli utenti sono chiari a tutti: una notifica sullo smartphone riesce a distrarre come se si stesse facendo una chiamata, rischiando di far crollare la produttività lavorativa o qualsiasi altra attività che stiamo svolgendo. Allo stesso modo, dopo un’intera giornata passata a scrollare le bacheche social e a rispondere ai commenti ci si può sentire stanchi, anche fisicamente. Eppure, nonostante siano spesso nocivi se usati nel modo sbagliato, non riusciamo ad allontanarci dagli ambienti digitali: perché?
In parte perché il cervello umano ha una certa predisposizione a fare attenzione agli stimoli in rapido cambiamento. È un retaggio dell’evoluzione: quando la sopravvivenza dipendeva dalla capacità di difendersi da minacce concrete che venivano dall’ambiente esterno, era essenziale prestare attenzione alle condizioni che cambiavano repentinamente e attivare quanto prima il meccanismo stimolo-risposta. Allo stesso modo, oggi, non riusciamo a ignorare le bacheche social che si aggiornano di minuto in minuto e, di fatto, facciamo indigestione di notizie e informazioni che, secondo qualcuno, non riusciremmo a processare adeguatamente, tanto da ridurci a una vera e propria condizione di ignoranza 2.0 o analfabetismo funzionale.
Disturbi fisici legati al mondo virtuale e digital detox
I disturbi legati alla crescente quantità di tempo passata davanti agli schermi, in genere, sono disturbi come affaticamento degli occhi, emicranie frequenti, alterazione del ciclo sonno-veglia, un viziare il circuito cerebrale della dopamina (basti pensare alla soddisfazione che genera ricevere like su Facebok e quanta ansia e frustrazione provoca invece stare lontani da bacheca, notifiche e feed).
Disintossicarsi da Facebook e dai social in generale funziona in questo senso come una dieta detox dopo gli eccessi delle feste: se nessun regime alimentare dimagrante è per sempre, infatti, anche disattivare i propri profili social e spegnere i propri device tecnologici è raramente una scelta definitiva. La soluzione forse più drastica – da praticare se, oltre a una pausa dal mondo digitale, ci si può concedere anche una pausa da impegni lavorativi e personali – è prenotare un soggiorno negli ormai numerosi digital detox hotel, che si adattano a tutte le tasche e spaziano da baite di montagna, antichi rifugi di eremiti, resort di lusso o eco-resort dove mangiare sano, concedersi tempo per meditazione e mindfulness o riscoprire il piacere di attività manuali e all’aria aperta.
Decisamente più facile è sfruttare gli assistenti digitali integrati negli smartphone per ricordarsi di alzarsi periodicamente dalla scrivania e muoversi un po’ o per segnalare quando è ora di spegnere il telefono e andare a dormire. Utili anche alcuni consigli da mettere in atto come quelli contenuti nella guida essenziale di Forbes al digital detox:
- Bisogna avere, prima di tutto, una buona motivazione per mettere in atto un digital detox: che sia riprendere contatto con la natura, avere un po’ più di tempo per sé o semplicemente rispondere a una sfida dell’amico tech-apocalittico.
- Bisogna fissare un limite di tempo per il proprio rehab: va da sé che, perché sia di qualche utilità, si dovrebbe stare lontani dai social non meno di ventiquattro ore. Perché non provare a farlo, però, per una settimana? In questo caso è necessario avvertire in anticipo i propri contatti e reinventarsi dei modi per non restare isolati.
- Bisogna programmare bene le giornate analogiche e riempire al meglio il tempo normalmente dedicato ai social: questo è l’unico modo per resistere davvero alla tentazione di riaccendere lo smartphone.
- Subito dopo aver spento i propri dispositivi, del resto, è normale provare un senso di smarrimento e la voglia di tornare immediatamente al mondo e alle proprie abitudini digitali: bisogna resistere però perché, passato lo sconvolgimento iniziale, si comincerà a godere della sensazione di essere finalmente disconnessi.
- Quando si sarà deciso di tornare online, infine, bisognerà farlo con calma: il ritorno al mondo digitale potrebbe essere, infatti, altrettanto straniante, non fosse altro che per le numerose notifiche accumulate, le email arretrate a cui rispondere, le informazioni e le news da recuperare.
Come riuscire a non ricadere nelle cattive abitudini?
- Al risveglio non focalizzatevi subito su notifiche e aggiornamenti, ma dedicatevi alla prima colazione, magari ascoltando la vostra musica preferita.
- La sera è bene evitare l’utilizzo di smartphone, tablet o PC prima di addormentarsi: provate a leggere un buon libro.
- Le notifiche e le email possono risultare opprimenti, ma basta disattivarle con pochi clic. Le notifiche push – come quelle di WhatsApp, Facebook e Instagram – hanno un potente effetto distraente e tendono a interrompere le attività quotidiane: eliminiamole.
- Provate a tenere un diario digitale per capire se state abusando della tecnologia. Basterà scrivere ogni giorno in quali orari si ricorre all’utilizzo di smartphone, tablet e PC o si naviga sul web, per quanto tempo e in quale modo.
Quello che ci siamo chiesti è se un digital detox è ancora possibile, dopo una pandemia che ha sconvolto e rivoluzionato la nostra quotidianità “nel mondo reale”. Probabilmente dissociarsi del tutto dal mondo intero, oggi, è utopistico, a meno di non decidere per uno strappo netto; tuttavia credo si possa sicuramente intervenire per migliorare o ridurre allo stretto indispensabile l’utilizzo della tecnologia. Provate a seguire i semplici consigli che avete appena letto, e noterete già un significativo miglioramento della qualità della vostra vita.